Il treno cantiere ci ha sempre affascinato, ci pensavamo da tempo cercando di immaginare una composizione plausibile. Più che un treno cantiere immaginavamo un convoglio di trasferimento di mezzi da cantiere ferroviario. Ci serviva innanzitutto una motrice titolare, un modello da sacrificare. Il nostro caro amico Nicola aveva da anni in una scatola una D.443 Os.Kar danneggiata seriamente: Parti frontali del telaio deformate e spezzate, un castello motore mancante di coperchio e bronzina, i due carrelli con perni distrutti… un vero disastro, una sfida di quelle che ci piacciono.
Acquisito il modello iniziamo con la ricostruzione delle parti del castello motore mancanti.
Riparazione castello motore D443 Os.Kar
Sagomiamo un lastrina di ottone da 0,5 mm, ricostruiamo la boccola con tubi di ottone saldati e torniti e fissiamo il nuovo coperchio con viti da 1mm.
Mancando entrambe le traverse frontali del telaio dobbiamo creare un supporto per il portagancio.
Riparazione gancio D443 Os.Kar
Utilizziamo plasticard e fissiamo tutto con viti al telaio. Il timone di allontanamento manca ma, vista la lunghezza della locomotiva. non sarà necessario. Ricostruiamo i perni dei carrelli e la D.443 ora è nuovamente funzionante.
Per la dotazione elettronica scegliamo un ESU Loksound V.5 con suoni precaricati.
Decoder ESU Loksound V.5 e power-pack LaisDCC
Dopo aver verificato che la captazione della corrente dagli assi non è soddisfacente, applichiamo al decoder un powerpack LaisDCC; questo ci garantisce una energia di riserva di almeno 4 secondi.
Decoloriamo la cassa con alcol isopropilico, applichiamo un fondo e riverniciamo in giallo, schiarendo la seconda mano con gocce di bianco nel bicchierino dell’aerografo, un un po’ di invecchiamento, decals e la loco è pronta.
D.443 revamping della cassa
Qui sotto un breve video del funzionamento del powerpack
Modelli di mezzi da cantiere ferroviario a basso costo non ne abbiamo trovati; vorremo inserire in composizione qualche macchina particolare e decidiamo di acquistare una stabilizzatrice dinamica e una profilatrice in kit Kibri.
Iniziamo il montaggio della prima preparando le materozze con un colore di fondo marrone che ci servirà per realizzare le corrosioni del metallo. Per la tecnica si può far riferimento a questo articolo riguardante le due tramogge del convoglio.
Stabilizzatrice dinamica – preparazione delle materozze
Verniciamo ad aerografo le materozze con i colori corrispondenti
Stabilizzatrice dinamica – verniciatura delle materozze
Lavoriamo ogni singolo pezzo evidenziando le scrostature e applicando prodotti specifici AmmoMig per il weathering, quindi procediamo al montaggio seguendo le varie fasi come da istruzioni del kit.
Stabilizzatrice dinamica – montaggio
Stabilizzatrice dinamica – montaggio
Stabilizzatrice dinamica – montaggio
Questo è il modello terminato. Nella foto sono presenti le etichettature fornite con il kit. Questo non sono decals, ma adesivi che creano un certo e visibile spessore. In una fase successiva le sosituiremo con decals fatte in casa e decisamente più sottili.
Stabilizzatrice dinamica Kibri montata
Stessa procedura di montaggio viene eseguita per la profilatrice USP 2000 SWS, leggermente meno usurata della stabilizzatrice.
Macchina profilatrice USP 2000 SWS Kibri
Macchina profilatrice USP 2000 SWS Kibri
Aggiungiamo in composizione anche un carro pianale HRR, riverniciato e arricchito da un container, una cisterna e un barile in stampa 3D. Aggiungiamo delle lamelle prendi-corrente per alimentare il decoder delle lanterne di coda.
Elaborazione carro pianale
Posizioniamo il decoder Almrose all’interno del container, applichiamo le lanterne e saldiamo i vari fili.
Elaborazione carro pianale – decoder lanterne di coda
Questo è il carro pianale terminato.
Elaborazione carro pianale
Aggiungiamo in composizione le tramoggedi cui si parlava prima, una cisterna e un motocarrello Kibri. Il treno cantiere è pronto per il mantenimento dei binari del plastico… magari fosse vero!
Era il lontano 1984; Lima aveva da poco migliorato sensibilmente la sua produzione. Gironzolando in un supermercato trovammo delle piccole tramogge ad un prezzo decisamente basso anche per l’epoca. Riportammo a casa 6 scatole, mai immaginando che questi modelli potessero arrivare, in un modo o l’altro, fino ad oggi.
Tramoggia Lima
Stiamo realizzando un treno cantiere, del quale vi parleremo quando la sua composizione sarà ultimata. Spulciando fra le foto in rete ci è balzato all’occhio che più di una impresa di lavori ferroviari ha nel suo parco tramogge simili alle nostre.
Decidiamo quindi di modificarne due per adattarle al nuovo convoglio. Smontiamo i modelli, rendendoci conto che la Lima aveva fatto veramente un bel lavoro.
Il modello smontato
Ben 20 parti compongono il modello e questo ci renderà più agevole il lavoro di modifica
Ripuliamo tutto con alcol isopropilico in vasca ad ultrasuoni, utilizzando anche uno spazzolino per gli strati di colore più resistente. Quindi applichiamo una mano di fondo acrilico bianco.
Verniciatura di fondo
É nelle nostre intenzioni realizzare due tramogge con evidente corrosione di alcune parti; ciò è realizzabile utilizzando prodotti specifici Ammo Mig la cui applicazione andiamo a descrivere:
Il primo passo è applicare una mano di vernice acrilica color ruggine in varie tonalità, aggiungendo via via gocce di nero nel bicchierino dell’aerografo.
Applicazione colore di base
Ad asciugatura avvenuta applichiamo una mano di un prodotto specifico che ci permetterà di ottenere l’effetto voluto.
Ammo Mig scratches effects
Lasciamo asciugare e applichiamo il colore finale su tutti i pezzi. Utilizziamo una miscela base di giallo e rosso acrilici, aggiungendo dopo il primo passaggio gocce di bianco per creare delle sfumature più chiare.
Applicazione colore finale
Lasciamo passare mezz’ora e iniziamo a lavorare il corpo delle tramogge. Con un pennello morbido e acqua passiamo nei punti in cui dovrà apparire la ruggine; mentre spennelliamo la vernice gialla si sfoglia leggermente lasciando apparire il colore di fondo. Ci aiutiamo con uno stuzzicadenti per asportare una quantità maggiore di giallo. Alla fine il pezzo appare così:
Creazione della corrosione
Come quasi tutte le prime volte l’effetto ottenuto non è esattamente quello che si desiderava; manca del colore base in alcuni punti. Da tenere a mente che l’effetto è più evidente quanto minore è il tempo trascorso dalla verniciatura e quanto minore è lo spessore di questa.
Decidiamo quindi di applicare sulle zone corrose un sottile velo di un altro prodotto specifico per il weathering:
Ammo Mig streacking effects
É una vernice ad olio che si sfuma con l’apposito diluente che ci porta a questo effetto finale:
Verniciatura della corrosione
Applichiamo anche altri prodotti che evidenziano i dettagli, in gergo “washing“.
Data l’età di produzione dei modelli il cinematismo di allontanamento dei ganci in curva è assente. Recuperiamo dei cinematismi da altri modelli e, con qualche adattamento, li fissiamo al telaio.
Applicazione dei cinematismi di aggancio
Sostituiamo anche i respingenti con altri realizzati con comuni chiodini in ferro, poi bruniti.
Respingenti in metallo
Rimontiamo tutti i pezzi e le tramogge sono pronte per entrare in composizione con il treno cantiere, del quale vi parleremo in un apposito articolo a breve.
Modelli terminati
Il primo esperimento di “scratching” è riuscito, anche se è stato necessario qualche aggiustamento. Decidiamo quindi di effettuare un’altra prova con una cisterna ed un barile che dovranno essere posizionati sul carro pianale del treno cantiere.
Questa volta applichiamo una mano di fondo più decisa e uniforme, e questo è il risultato che non necessita di correzioni ulteriori.
Questo modello è stato acquistato all’epoca della sua prima uscita sul mercato. Invero è stato il primogenito di Vitrains, ben fatto e ben congegnato, con ottimo funzionamento, ma con una evidente pecca: l’ingombrante motore che ostruisce la visuale interna della prima sezione. Per questo motivo si era scelto a suo tempo di non dotarlo di illuminazione interna.
Solo adesso ci siamo decisi ad intervenire, optando per la modifica del telaio. Così esso si presentava prima del nostro intervento; sono evidenti le generose dimensioni del motore e della zavorra in metallo pressofuso.
Telaio Minuetto
Considerando l’esigua massa del convoglio è quindi possibile una riduzione della stessa.
Ne asportiamo buona parte appena dopo il vano dell’alloggiamento motore, togliamo anche alcuni dei fianchi. Il telaio fresato si presenta così.
Telaio Minuetto fresato
Applichiamo una mano di primer.
Telaio Minuetto fresato e verniciato
Posizioniamo un nuovo motore Mashima a 5 poli, decisamente di dimensioni più contenute, l’assenza del volano sarà compensata dal decoder. L’ accoppiamento motore/carrello è precisa anche utilizzando l’albero di trasmissione originale.
Nuovo Motore Mashima
Sostituiamo i passafili originali con schede Almrose, dotate di BUS elettrico, led di illuminazione e connettore per decoder 21 poli. (ne utilizzeremo uno “cinese”)
Installazione schede Almrose
Installazione schede Almrose
Le schede sono dotate di connettori fra gli elementi da sostituire a quelli originali, il cablaggio risulta più pulito e ordinato. Il kit fornisce anche una porzione di arredamento interno per la vettura motorizzata, originariamente sprovvista. Ne approfittiamo per riverniciare tutti gli interni in bianco sporco e i sedili in blu. Incolliamo anche figurini ove possibile.
Verniciatura interno scocche
Tutte le scocche, realizzate da Vitrains in policarbonato, necessitano di una verniciatura interna, per evitare che l’illuminazione traspaia attraverso di esse.
Terminata la sistemazione degli interni procediamo con la verniciatura e sporcatura delle sale, delle fiancate dei carrelli e dei mantici.
Verniciatura sale
Quindi passiamo al weathering leggero delle scocche con aerografo, colori ad olio e pigmenti.
Weathering delle scocche
Rimontiamo il modello e, finalmente, applichiamo tutti gli aggiuntivi che aspettavano da anni nella scatola.
Minuetto illuminato
Dettagli Minuetto
Il funzionamento con il nuovo motore è impeccabile e risulta meno rumoroso, l’illuminazione, seppur non completa, è comunque plausibile. Il modello adeguatamente “stagionato” fa la sua figura, molto di più di quello reale, orrendamente imbrattato.
Quando si tenta di riprodurre fedelmente la realtà in un plastico ferroviario non ci si può dimenticare dei modelli. Belli quando si tirano fuori dalle loro scatole, con colori precisi e alle volte sgargianti (soprattutto in epoca VI), forse troppo per sembrare veri, usati, scoloriti dal tempo. Da qui la decisione, rimandata da tempo, un po’ per pigrizia e un po’ per paura di rovinare i costosi pezzi della collezione, di renderli più verosimili e credibili.
Le tecniche di invecchiamento (weathering è il termine anglofono più corretto) sono moltissime e tutte mutuate dal modellismo statico, soprattutto quello dei mezzi militari e relativi diorami. Guardando cono attenzione le proposte dei modellisti del settore la reazione istintiva è quella di chinare il capo e rinunciare.
Ma noi non ci diamo per vinti alle prime difficoltà anche se, ad onor del vero, non ci siamo mai cimentati seriamente in tale attività. Dopo aver guardato e riguardato foto e filmati di valenti “maestri”, abbiamo preso un lungo respiro e abbiamo iniziato la lunga e faticosa avventura. Se state pensando anche ai famosi graffiti, siete fuori strada. Questi fanno parte di una realtà parallela alla quale non vogliamo minimamente pensare.
La nostra ricognizione ci ha permesso di capire alcuni punti basilari: anzitutto su materiali e tecniche che si possono utilizzare, poi sulla necessità di guardare da vicino i dettagli in via di realizzazione (con una lente di ingrandimento). Ci siamo dotati dei giusti materiali, quali polveri e terre di vario tipo, colori ad olio specifici AmmoMig e, soprattutto l’aerografo. Non siamo ovviamente partiti in quarta con l’invecchiamento del primo modello, ma abbiamo piuttosto utilizzato un carro di scarso valore per provare le giuste tonalità e quantità di colore. Per non offendere la vostra vista evitiamo di mostrare le immagini del suddetto carro. Abbiamo 12 convogli circolanti che, in maniera più o meno decisa, dovranno subire l’intervento si stagionatura. Non li proporremo tutti in questa sede; proporremo invece una raccolta di immagini con livelli crescenti di “sporcatura”, ovviamente secondo il nostro criterio.
Livello I – Weathering “leggero”
In questo caso il gradiente di sporcatura vuole riferirsi a mezzi rinnovati e messi in esercizio da qualche tempo. Fra questi l’ex D213, ora in carico a società privata e adibito a lavorazioni in linea.
Weathering D213
Qui l’intervento è lieve, abbiamo opacizzato il telaio nero e scurito la parte inferiore della cassa con terra marrone scuro applicata con spugna, sporcato lievemente la parte inferiore del serbatoio ed evidenziato chiodature e modanature con colori ad olio tirati con diluente.
Livello II – Weathering “semi-pesante”
É il livello destinato ai carri e locomotive dei convogli merci;
Weathering tramogge
Analizziamo l’immagine qui sopra: I carri sono identici, l’invecchiamento no, la principale differenza sta nell’ossidazione più accentuata della cassa di quello a destra. In effetti rendere i carri differenti tra loro rende il convoglio più simile alla realtà, dove non esiste un treno merci con carri identici, anche se dello stesso tipo. Nel dettaglio e in questo caso abbiamo inizialmente agito con aerografo, scurendo la parte superiore e inferiore dei carri; in quello a destra, ad emulare un decadimento della vernice più corposo, abbiamo passato con una spugna per il trucco uno strato di terra color ossido, mentre in quello di destra alcune macchie di ruggine compaiono timidamente. Per entrambi abbiamo poi delineato alcune righe di verticali con colori ad olio ruggine mentre , con colori ad olio scuri abbiamo riprodotto l’accumulo di grasso in vari punti.
L’operazione è stata eseguita su tutti i dieci carri, 4 di questi non hanno però ricevuto un invecchiamento pesante, solo un lieve scurimento dei carrelli, del telaio e della parte superiore. Anche la locomotiva è stata “stagionata”. Il convoglio che ne risulta è variegato, con alcuni carri più nuovi e altri decisamente logorati dal tempo, ma sostanzialmente credibile.
Weathering tramogge
Livello III – Weathering “pesante”
Il livello destinato alle locomotive vetuste ma ancora in esercizio per i convogli merci del periodo che vogliamo rappresentare. In questo caso agiamo su di una E656 nella vecchia livrea anni ’80.
Weathering E656
Qui il weathering è importante: abbiamo preso come esempio più di una foto della locomotiva reale, combinando in vari passaggi quello che appariva dalle immagini e realizzando, a tutti gli effetti, una locomotiva prossima alla rottamazione.
L’invecchiamento delle locomotive, a differenza dei carri richiede la rimozione delle casse dal telaio e la rimozione dei pantografi, nel caso di quelle elettriche. Materiali e strumenti utilizzati sono i medesimi del caso precedente. Abbiamo solo aggiunto una matita a punta finissima per evidenziare le varie cornici. Nel dettaglio abbiamo prima applicato con l’aerografo una mano di acrilico grigio/marrone scuro all’imperiale; sempre con aerografo e acrilico grigio/sabbia abbiamo sporcato la parte inferiore. Con olio ruggine abbiamo simulato la corrosione in alcuni punti dell’imperiale e delle cabine, con olio grigio scuro le macchie di grasso in corrispondenza dei pantografi e dei ganci, nonché lo sporco tipico in corrispondenza delle grate di areazione.
Weathering E656
La verniciatura con colori ad olio è eseguita con finissime righe e/o punti, allungati e sfocati con diluente fino a raggiungere l’effetto desiderato. In corrispondenza delle macchie di ruggine, oltre al colore è stata aggiunta terra ruggine. L’ingiallimento è sempre ottenuto con terra ruggine applicata con spugna da trucco.
Weathering E656
Il lavoro non è certo finito e proseguirà nei prossimi giorni. Andremo ad agire sulle carrozze e relative locomotive dei convogli passeggeri.
Il precedente motore per la piattaforma presente nel plastico aveva cessato di funzionare da molto tempo. L’impossibilità di ripararlo, nonché qualche problema mai risolto, ci hanno fatto pensare di recuperare un progetto da noi seguito e adattarlo alle nostre esigenze.
Rendering del motore
L’elettronica a corredo del driver è in grado di pilotare il motore stepper e di azionarlo sia in modalità analogica che digitale (DCC). Il motore ha una sensibilità di 400 passi a giro che, con la ruota dentata con rapporto 1:7.875 (16/126), realizzano una risoluzione angolare di circa un decimo di grado. La soluzione stepper-cinghia ci ha permesso di eliminare ogni effetto di back-lash.
Elettronica del motore
La universalità del driver è stata raggiunta in maniera abbastanza semplice: un coperchio provvisto di cuscinetto a sfere e una staffa di fissaggio.
Motore con staffa di fissaggio
Il motore stepper è fissato con 4 bulloni, ispezionabili per una eventuale ricalibrazione della tensione della cinghia.
Motore stepper
La ruota dentata è resa solidale con un albero cavo con diametro esterno di 4 mm, al quale va fissato un canotto di collegamento con il perno della piattaforma. I cavi di alimentazione delle rotaie del ponte della piattaforma passano agevolmente nel perno cavo e fuoriescono dalla base del driver per essere collegati a relativi morsetti. L’inversione di polarità, nel caso di rotazione di 180° è assicurata dalla logica del dispositivo.
Perno piattaforma
Colleghiamo il ponte con un semplice canotto di raccordo e proviamo la rotazione.
Prova del ponte
Fissiamo il driver al di sotto della piattaforma, posizionando il ponte in posizione corrispondente al punto dello zero operativo, cioè il punto stabilito per default dal firmware della logica di controllo. Il driver ha infatti un dispositivo di controllo delle posizione realizzato con un magnete di Hall.
Fissaggio del motore
Infiliamo il perno cavo del ponte nella ralla della tina, stringiamo i dadi del canotto e colleghiamo i fili del ponte al driver. La piattaforma è ora pronta per il settaggio.
Prova in loco
Il driver ha a corredo un tastierino che consente la rotazione del ponte, step by step, verso le posizioni memorizzate, sia in senso orario che antiorario. A parte la posizione dello zero operativo, possono essere memorizzate fino a 8 posizioni. E’ prevista la regolazione fine della posizione stessa. La logica espone 12 funzioni che permettono di manovrare e regolare agevolmente il modello.
Dopo aver installato la linea aerea sul binario pari della tratta di parata, abbiamo eseguito alcuni test con i diversi mezzi. Fra questi l’ETR610 Lima Expert ha manifestato evidenti problemi.
Abbiamo notato infatti che il pantografo è alquanto lasco sui suoi perni e l’archetto sottodimensionato per un esercizio reale sul plastico.
Archetto originale stretto
La soluzione è semplice: ricostruire un archetto più ampio in fotoincisione e sostituire il perno che lo unisce al braccio. Propedeuticamente abbiamo realizzato un disegno tridimensionale dell’archetto per valutarne bene le dimensioni. Poi abbiamo esploso il disegno e creato il master per un piccola lastra da 0,5 mm da realizzare in fotoincisione.
Rendering nuovo archetto
Questo è il master utilizzato per riprodurre 5 archetti.
Master fotoincisione archetto
E questa è la lastra dopo il bagno in acido.
Fotoincisione archetto
Notiamo che il braccio, realizzato in microfusione, è leggermente fuori squadro. Con delicatezza cerchiamo di riallinearlo prima di rimontare l’archetto.
Archetto montato su pantografo
Riassembliamo il pantografo sostituendo il perno del braccio con un tondino di acciaio da 0,7 mm e aggiungiamo una boccola in corrispondenza dell’innesto del tirante di stabilizzazione con l’archetto, in modo da impedirne il sollevamento e conseguente incastro con lo stesso.
Pantografo riposizionato sul modello
Qui sotto un contributo video che mostra il funzionamento del nuovo pantografo.
Ma a voi piacciono i modelli di automotrici con grossi motori in bella vista? A noi no… e per questo motivo il pur bel modello dell’Aln668HRR è per noi inaccettabile sul plastico. Decidiamo quindi di operare una modifica decisamente invasiva!
Questo è la soluzione di fabbrica (peraltro ereditata dalla vecchia produzione) che proprio non ci soddisfa. Si notano le dimensioni che occupano quasi la metà del vestibolo. A questo punto decidiamo di motorizzare l’unità folle della confezione.
Motore Aln668 originale
E questa è la soluzione percorribile. Un carrello motore Tenshodo di uguale passo con cerchi di esatto diametro. Si potrebbe pensare che tale soluzione offra scarsa potenza, ma considerando che l’automotrice svolgerà servizio isolata non siamo troppo preoccupati.
Carrello motore Tenshodo
Per permettere il funzionamento in digitale del carrello è necessario primariamente sezionare il contatto fra le lamelle prendi-corrente e le spazzole.
Carrello motore Tenshodo
Dopo aver sezionato le lamelle saldiamo i file che da queste e dalle spazzole del motore andranno al connettore del decoder.
Carrello motore Tenshodo
Per poter fissare il carrello al telaio è necessario rimuovere tutti gli ingombri. Con fresa e dischi abrasivi spianiamo la parte inferiore del telaio.
Telaio Aln668 modificato
Il carrello deve essere distanziato dal supporto del telaio. Pertanto stampiamo un supporto e una boccola per poterlo fissare tramite la vite a corredo.
Dettaglio boccola di fissaggio
Fissiamo quindi il carrello motore interponendo una rondella e una molla di compensazione. Eseguiamo i test di funzionamento in linea. Tutto sembra andare bene anche senza zavorra.
Motore fissato al telaio
Adeguiamo il carrello folle per poterlo fissare al carrello motore. Eliminiamo tutto quello che c’è all’interno e fresiamo i bordi interni laddove serve.
Modifica carrello
Fissiamo il carrello fresato al carrello motore con delle microviti.
Modifica carrello
L’impianto elettrico è tutto da fare. Ci procuriamo una scheda luci Almrose e approntiamo una presa NEM a 8 poli che andiamo ad istallare nella ritirate del modello. Il decoder Sound ESU trova posto sotto l’imperiale e sopra la scheda luci, mentre l’altoparlante lo appoggiamo alla parete della cabina in verticale.
Impianto elettrico
Già che ci siamo applichiamo qualche segno del tempo all’imperiale, weathering leggero con vernici e polveri MIG, un po’ di ruggine non guasta…
Verniciatura e stagionatura
La nostra automotrice è pronte ad entrare in servizio, e con tutti i posti a sedere disponibili!
Modello terminato
Questo è il video dell’intervento e delle prove in linea.
La GR880Roco, nonostante qualche pecca è comunque un bel modello. Le sue ridotte dimensioni e gli spazi esigui all’interno della cassa non ci preoccupano. Perché dovrebbero? Perché abbiamo deciso di dotarla di sound, di fanali anteriori illuminati e di gancio digitale. Vediamo dunque l’elaborazione del modello.
Smontiamo il modello e separiamo il telaio dalla cassa e l’imperiale da quest’ultima. Il decoder da installare e un ESU Loksound micro V4.0 a 6 poli, che troverà alloggiamento sotto l’imperiale.
Smontaggio modello
Il piccolo altoparlante si incastra perfettamente all’interno della carboniera, con una piccola modifica all’imperiale per permettere il suo reinserimento, una svasatura non visibile a lavoro ultimato in corrispondenza del magnete dell’altoparlante.
Alloggiamento altoparlante
Posizioniamo il decoder e nascondiamo i file nello spazio residuo della carboniera della GR880. I collegamenti verso il motore, le lamelle di contatto e i fanali scorreranno poco sotto la pavimentazione della cabina previa fresatura del telaio.
Collegamento decoder
Saldiamo quindi i fili di alimentazione e di captazione.
Alimentazione motore
Inseriamo dei microled all’interno dei fanali anteriori e saldiamo i sottili fili in rame smaltato al decoder.
Fanali anteriori
Inseriamo il gancio digitale Krois nel portagancio (modificato per allineare le altezze) e portiamo i fili di alimentazione al decoder.
Gancio digitale Krois
Questo è l’elaborazione finale. Siamo riusciti a posizionare tutto in maniera pressoché invisibile. Ora si va al test.
Elaborazione terminata
Questo è il video del test
Questo invece è il video della composizione di un treno storico possibile grazie alla elaborazione effettuata.
Ci sono alcuni oggetti che colpiscono la fantasia e rimangono indelebilmente impressi nelle nostre menti. Uno di questi è sempre stato l‘ETR 220 e sue derivazioni. Qualche tempo fa un amico modellista ha voluto privare la sua collezione di quello che secondo noi rimane tutt’oggi, pregi e difetti, uno splendido modello. l’ETR 234 Lima Collection. Non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione ed abbiamo deciso di acquistarlo. Tralasciando i pregi, ci siamo però concentrati sui difetti, il principale dei quali è la motorizzazione voluminosa, rumorosa ed ingombrante. L’idea è sostituire il generosissimo motore a 3 poli con due motori decisamente più piccoli, in modo da contenere l’ingombro sotto la linea dei finestrini della vettura motrice, nonchè poter allestire un minimo di arredamento interno. La scelta è caduta su di un motore Mashima a 5 poli che aziona il castello motore per mezzo di un nuovo albero cardanico telescopico, entrambi reperiti in Francia. La scelta di avere due motori alla fine si dimostrerà vincente
Nuova motorizzazione Mashima
Per ospitare i nuovi motori si rende necessario fresare il telaio della carrozza motrice. Per questa operazione ci avvaliamo di una fresatrice a controllo numerico, ricavando gli spazi sia per la motorizzazione che per i decoder di trazione.
Telaio fresato
Come accennato i 2 motori saranno pilotati da due decoder configurati in consist. Per permettere la connessione in maniera rapida ed efficiente realizziamo un PCB con prese NEM e cavallotti che ci consentiranno di configurare le variabili dei decoder in maniera indipendente senza rimuovere gli stessi.
Doppia presa NEM
Avvitiamo i motori al telaio grazie alle flange autocostruite in ottone ed installiamo i due decoder. La configurazione degli stessi avviene in momenti separati, grazie ai cavallotti che ci permettono di alimentare gli stessi singolarmente. L’indirizzo primario del convoglio sarà il 12, configurato sul decoder n°1, mentre l’altro decoder ricevera l’indirizzo 13. A questo punto non rimane che configurare il consist di questo sull’indirizzo 12 ed il gioco è fatto. La motorizzazione funziona perfettamente e risponde ai comandi della centrale in maniera impeccabile. inoltre i decoder rimangono al di sotto del piano di calpestio.
Fissaggio motori
A questo punto rimediamo anche ad un altro dei difetti del modello, l’illuminazione dei fanali, realizzata all’epoca della commercializzazione con semplici lampadine. Costruiamo un PCB ad hoc per ospitare 2 coppie di led smd bianco caldo e rosso, più un led per il terzo faro.
PCB fanali
Installiamo a bordo una scheda luci Almrose che provvederà alla illuminazione interna della unità, nonché alla illuminazione dei fari secondo il senso di marcia. Una ulteriore uscita della scheda la utilizziamo invece per accendere il terzo faro, indipendentemente dagli altri due. Il firmware della scheda ci permetterà poi, agendo sulle giuste CV, di rendere il terzo faro sensibile alla direzione di marcia, spegnendolo in ogni caso quando l’unità circolerà in coda. Come si può notare i decoder sono nascosti sotto il piano di calpestio ed è stato possibile riprodurre l’arredamento interno nella zona prima occupata dalla motorizzazione.
Scheda luci
La configurazione bloccata del convoglio ci fa venire in mente che una condotta bipolare passante per il DCC potrebbe essere molto vantaggiosa per distribuire corrente e segnale lungo tutto il convoglio, garantendo una captazione elettrica del tutto eccezionale. Installiamo quindi una spina a 3 poli, di cui solo gli estremi saranno utilizzati, direttamente sul gancio standard.
Spina condotta passante
Eseguiamo un test completo dei circuiti prima di rimontare l’unità. Come si nota dall’immagine i fari sono commutabili ed il terzo faro è indipendente.
Test dei fari
Terminato il lavoro sulla unità motrice, passiamo alla unità seguente. Qui installiamo la scheda luci che diventa automaticamente condotta passante alla quale colleghiamo i fili provenienti dalle spine.
Scheda luci carrozza 2
Installiamo sulla unità una spina passo 2 alla quale sarà collegato il cavetto. La posizione delle spine, nelle sedi ricavate nei finti mantici lascia l’articolazione del carrello Jacobs libera di muoversi.
Presa condotta passante
Applichiamo le lamelle captatrici in tutte le unità che ne sono sprovviste. Le lamelle saranno collegate alla condotta passante.
Lamelle prendicorrente
Applichiamo quindi una scheda luci alla unità n° 3, esattamente come fatto per la unità precedente. Alla scheda luci saldiamo i cavetti con le prese che si inseriranno nelle spine delle unità adiacenti.
Scheda luci carrozza 3
Nella ultima unità installiamo, come nelle altre, la scheda luci, ma anche il PCB con i led per i fari di testa, esattamente identico a quello installato sulla unità motrice. Agendo sull CV della scheda riusciamo a far accendere i fari in modalità invertita rispetto alla unità di testa.
Scheda luci carrozza 4
Nella immagine si può notare il particolare collegamento fra le unità non motorizzate. Il tutto rimane perfettamente occultato quando le unità sono posizionate sopra i carrelli Jacobs.
Dettaglio condotta passante
Modifichiamo poi le tendine, aprendo quanto più possibile le luci per permettere la visibilità dell’interno del convoglio. L’operazione è abbastanza agevole con un cutter affilato
Apertura tendine
In questa immagine si può notare come i motori siano quasi invisibili dall’esterno, sia perché al di sotto della linea della finestratura, sia perché parzialmente occultati dalle tendine. Un compromesso esteticamente molto più soddisfacente della soluzione di origine.
Carrozza 1 e suo interno
Già che ci siamo realizziamo alcuni particolari in fotoincisione. I predellini così fatti sono molto più snelli ed eleganti di quelli originali in plastica.
Predellini in fotoincisione
Non rimane che provare il convoglio sul circuito. Il funzionamento risulta essere ottimo sia in spinta che in trazione, la captazione della corrente è formidabile, la rumorosità quasi del tutto scomparsa anche a velocità elevate, come scomparso del tutto è il rollio della unità motrice anche a bassi regimi e sullo spunto inerziale. Eccezionale la trazione con due motori, pur essendo il convoglio privo di anelli di aderenza. In complesso a nostro giudizio una ottima elaborazione che valorizza ancora di più un modello storico.
Prova convoglio
DCC H0 Model Railway Layouts
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